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Le relazioni interpersonali sono da sempre caratterizzate e consolidate dagli incontri tra le persone. Stringersi la mano, guardarsi in volto, un abbraccio affettuoso o semplicemente camminare fianco a fianco: tutti gesti apparentemente normali e comuni, ma che in questi tempi tragicamente segnati dal Coronavirus sono purtroppo diventati più rari e difficili.

La recente emergenza sanitaria ha portato molti cambiamenti nelle nostre vite, tanto che viene spontaneo porsi una domanda precisa: “cosa ci può aiutare a tenere insieme e coeso il tessuto sociale in assenza della costante compresenza fisica fra individui?

I grandi cambiamenti spesso disorientano perché ci richiedono di modificare molte nostre attività o abitudini, adeguandole velocemente a un nuovo e spesso incerto scenario. Non bisogna però solo interromperle o cambiarle, ma piuttosto riuscire ad adattarle nel modo migliore a un contesto diverso, senza snaturarle o perdere quanto di bello portano con sé.

In altre parole, dovremmo inquadrare le care e vecchie abitudini attraverso un’ottica diverse e innovativa, per mantenere vivo il loro significato attraverso dinamiche o modalità differenti.Il “rito del caffè”, una costante della cultura italiana e della quotidianità di quasi tutti noi, non fa eccezione.

Stesso rito, nuove forme

Il caffè è senza dubbio un elemento fondamentale nella nostra cultura: considerato un vero e proprio rito sociale, è sempre stato simbolo di “convivialità”. Quante amicizie suggellate, quanti amori nati e quanti contratti importanti firmati (solo per limitarci a pochi esempi) davanti a una buona tazzina di caffè!

Con le nuove regole del distanziamento sociale, però, sembrerebbe molto più difficile creare momenti di condivisione accompagnati dalla nostra bevanda preferita.Eppure, non è esattamente così: potremo farlo ugualmente, anche se in forme differenti! Come? Mantenendo le giuste distanze, finché necessario, prendendo le necessarie precauzioni, o per esempio con il supporto di social media e video chiamate, per continuare a consumare il caffè in compagnia (anche se a distanza) di amici, colleghi, familiari o conoscenti.

Insomma, sapremo trovare tanti nuovi modi per gustare un caffè in compagnia, nel rispetto delle regole e della salute pubblica: perché il “rito del caffè” è qualcosa che ci appartiene nel profondo, e nulla al mondo ci porterà a rinunciarvi!

Stare insieme, anche se a distanza.

Si, in Italia il caffè è molto più che una bevanda e ciò si riflette anche nell’arte e nella cultura. Il grande Eduardo De Filippo, ad esempio, in “Questi fantasmi” ci regala una vera e propria “Lectio Magistralis” sul sacro rito del caffè che definisce “poesia della vita”.

Quel suo condividere la preparazione del caffè con i vicini di balcone, anticipava in qualche modo quanto sarebbe realmente spesso accaduto in questo periodo di pandemia. Abbiamo a volte pianto, altre gioito, a volte cantato, altre chiacchierato… Qualcosa però era (quasi) sempre presente: la tazzina di caffè, o il profumo emanato dalla moka sul fuoco che si espandeva tra finestre e i palazzi.

Un’antica e ritrovata maniera dello stare insieme, di recuperare il rapporto con gli altri, di vivere il proprio tempo in maniera più socievole, proprio quando ci è richiesto di stare lontani.

“Prendiamo un caffè insieme, anche se a distanza” è dunque una frase ricca di significati, che vanno ben oltre il gusto e l’aroma di una bevanda – donando significato a molti momenti della nostra vita.Per questo motivo sottolineo, ancora una volta, che non è necessario smettere di considerare un momento di riunione la pausa caffè. Se non la viviamo insieme dandoci una pacca sulle spalle o un bacio di saluto, ci basterà trasformarla o adattarla – fin quando necessario – alle nuove esigenze e forme di socialità, che le modalità dello “stare insieme” ci richiederanno.

Il caffè rimarrà sempre un’ottima “scusa” per condividere del tempo, per arricchire le nostre conversazioni o “spezzare” le giornate di lavoro e studio, regalandoci attimi di piacere e unione anche a distanza…

Tradizione da tutelare, ora più che mai.

Non potrei chiudere questo articolo senza citare il Consorzio di Tutela del Caffè Espresso Italiano Tradizionale, di cui noi della Danesi Caffè facciamo orgogliosamente parte fin dalla sua fondazione, il cui obiettivo primario è il riconoscimento da parte dell’UNESCO del caffè espresso italiano tradizionale quale patrimonio immateriale dell’umanità, proprio in quanto rito distintivo, prezioso e speciale.

Anche in questo periodo di emergenza – che ha messo a dura prova molti esercizi commerciali e talvolta le stesse abitudini degli amanti del caffè – il Consorzio ha infatti continuato a portare avanti diverse attività, con l’obiettivo di promuovere proprio i contenuti culturali e socio-antropologici del Rito del Caffè Espresso Italiano Tradizionale, raccontandoli, sostenendoli, dando voce ai baristi italiani e alle loro storie, presentando nuove iniziative nate per superare le difficoltà, e tanto ancora. 

Il caffè, non c’è dubbio, è qualcosa che dona non solo gusto e piacere, ma anche “senso di appartenenza”. Le sue modalità di consumo infatti –  per quanto diverse lungo tutta la penisola – acquisiscono ovunque lo stesso carattere rituale, legato ad eventi e momenti speciali della nostra quotidianità e della nostra vita.

Un vero e proprio patrimonio immateriale, sia personale che collettivo, che ci caratterizza come individui e come popolo.

Manteniamo dunque sempre vivo questo rito speciale, anche se talvolta in nuove forme o contesti. Perché l’emergenza – prima o poi – passerà, ma il rito del caffè sarà sempre con noi. Anzi, parte di noi.

Ilaria

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