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Il caffè è donna

Questa affermazione può sembrare forte, forse spiazzare un po’. Qualcuno potrebbe addirittura pensare che qui si voglia “discutere sul sesso degli angeli”. Eppure, dati alla mano, il caffè è proprio donna: il ruolo femminile nel mondo del caffè infatti non è solo fondamentale, ma addirittura predominante.

Tuttavia, purtroppo, nessuno nel mondo del caffè è più sfruttato e discriminato delle donne.

Proprio per questi motivi l’8 marzo scorso (data chiaramente non casuale) l’ICO ha annunciato che il tema scelto per la Giornata internazionale del caffè 2018 sarà “Women in coffee”, ovvero il ruolo delle donne nella filiera del caffè.

Questa giornata, proposta per la prima volta nel 2015 in coincidenza con l’expo milanese e con il Global Coffee Forum – l’International Coffee Day (ICD), si propone di celebrare in tutto il mondo la bevanda del caffè, sensibilizzando allo stesso tempo l’opinione pubblica sulle tematiche di filiera e promuovendo l’organizzazione – da parte di soggetti sia pubblici che privati – di eventi a tema.

MilanoCaffè ha aderito con entusiasmo a questa iniziativa che si svolgerà Lunedì 1 Ottobre, adottando il tema proposto e preparandosi a ricevere numerosi stakeholder, coffee lovers o semplici curiosi, che quest’anno potranno così non solo conoscere l’affascinante mondo del caffè e le sue mille sfaccettature, o provare nuove miscele e aromi, ma anche approfondire un tema sociale dal forte impatto emotivo.

Una triste realtà

L’iniziativa “Women in Coffee” è stata anticipata da un workshop internazionale organizzato dall IWCO, tenutosi a Londra il 17 Settembre scorso, il cui scopo era quello di evidenziare il fondamentale ruolo della donna nella filiera del caffè.

Fino al 70% della forza lavoro nelle aree di produzione è infatti femminile.

E circa il 25% delle farm è gestita da donne.

Eppure le donne godono di redditi e rendimenti nettamente inferiori rispetto agli omologhi maschili, a causa di limitazioni alla proprietà fondiaria e di accesso a credito, tecnologia o altri servizi. Le cause sono principalmente dovute a norme di genere e barriere culturali.

Troppo spesso, infatti, le donne vengono considerate come lavoratrici (o imprenditrici) di serie B, meno abili rispetto agli uomini, o semplicemente meno meritevoli di retribuzione e gratificazione in quanto femmine.

I tessuti sociali, economici e culturali di molti paesi in via di sviluppo (ma ahimè, in parte anche di molti paesi del primo mondo) sono ancora intrisi di preconcetti, maschilismo e stereotipi di genere che vanno a danneggiare il ruolo della donna come lavoratrice e, di conseguenza, come essere umano.

La Speciality Coffee Association of America (SCAA) ha prodotto un documento intitolato “A Bluperint for Gender Equality in the Coffeelands”, nel quale viene dimostrato che il cosiddetto “gender gap” nella catena produttrice del caffè può essere evidenziato in particolare in 4 aree.

1 – Carico di lavoro: le donne delle comunità rurali devono sopportare una fatica doppia rispetto agli uomini, lavorando molto più a lungo e dovendosi occupare sia della fattoria che dei figli, oltre che dei lavori domestici.

2 – Guadagni: Le donne pur lavorando di più vengono pagate molto meno. Spesso risultano anche “invisibili”, cioè non vengono considerate per promozioni, ruoli di rilievo e nella gestione amministrativa della farm.

3 – Proprietà: nonostante rappresentino il 70% della forza lavoro, le donne proprietarie o imprenditrici sono comprese in una cifra che va dal 5 al 15% del totale. E talvolta la legge stessa di certi paesi non consente che una donna possa essere proprietaria di un terreno, o prevede che in caso di matrimonio la proprietà passi automaticamente al marito.4 – Leadership: Le donne sono spesso assenti o minoritarie anche a livello politico e istituzionale. Ciò fa sì che le lavoratrici femmine non vengano adeguatamente rappresentate e tutelate a livello governativo. 

Donne felici per un mondo migliore

Migliorare le condizione femminile nella filiera del caffè è innanzitutto un dovere morale e umanitario. L’uguaglianza di genere rientra tra gli obiettivi di sviluppo del millennio delle Nazioni Unite: colmare il gap attraverso l’empowerment, anche nel settore del caffè, costituisce una priorità essenziale.

Ma attenzione: valorizzare il ruolo della donna nella filiera del caffè porterebbe a un significativo miglioramento… del mondo intero!

Può sembrare una dichiarazione forte, ma è proprio così.

Secondo la FAO, infatti, il semplice fatto di offrire alle donne lo stesso accesso che hanno gli uomini alle risorse, potrebbe portare a un aumento della produzione caffeicola nei paesi in via di sviluppo di circa un 20 o 30%. Ciò migliorerebbe la produzione agricola totale di queste nazioni di almeno un 3 o 4%, che a sua volta ridurrebbe la quantità di persone che soffrono la fame di circa il 15%, cioè tra i 100 e 150 milioni di persone.

Oltretutto, i maggiori guadagni potrebbero essere reinvestiti in nuove tecnologie, le quali porterebbero a un nuovo aumento della produzione e, quindi, a un vero e proprio circolo virtuoso.

Potremmo dire, parafrasando una frase pronunciata da Bill Gates durante una conferenza umanitaria sul tema, che “Stronger coffee leads to stronger women, and stronger women lead to stronger economic and social fabric”.In altre parole, migliorare la condizione lavorativa femminileconviene a tutti, uomini compresi.

Fatti e azioni, non solo parole

L’International Women Coffee Association (IWCA) ha come obiettivo primario il riconoscimento e il rafforzamento del ruolo della donna nella filiera internazionale del caffè, per migliorarne il livello di vita e facilitarne la partecipazione a tutti i livelli della produzione.

Per questi motivi l’IWCA ha iniziato a sviluppare programmi educativi tesi a incrementare le competenze sia tecniche che di leadership delle donne nei paesi in via di sviluppo, delineando anche partnership e accordi politici locali per favorire l’accesso femminile al credito e alle risorse.

Questi progetti sono generalmente sviluppati in 3 fasi: l’identificazione del numero e del ruolo delle donne lavoratrici per ogni area geografica interessata, l’individuazione dei programmi e delle migliori politiche da attuare e una continua fase di comunicazione e sensibilizzazione al tema.

Noi di Danesi Caffè sposiamo in pieno tali ideali e vogliamo dare il nostro contributo. Ecco perché, attraverso l’IWCA, abbiamo iniziato a sostenere la cooperativa ruandese COCAGI nella località di Gishoma.  Su circa 1000 consorziati, 267 sono donne, il cui ruolo e potere decisionale è paritario a quello degli uomini. Un numero non solo significativo e in controtendenza, ma che fa anche ben sperare per un futuro migliore e che può fungere da esempio (vincente) per altre comunità e cooperative.Per approfondire questo tema vi invitiamo a leggere il nostro articolo “Un caffè rosa”.

La forza del colore rosa

In Danesi Caffè siamo 3 sorelle, quindi 3 donne, a occuparci del management dell’azienda. E proprio in quanto tali sappiamo bene le difficoltà che una donna rischia di dover affrontare quotidianamente a causa di stereotipi, discriminazioni o mentalità ottuse.

Viaggiando spesso in prima persona per visitare le piantagioni, molto spesso situate in paesi in via di sviluppo, ho potuto notare con i miei stessi occhi quanto le discriminazioni di genere siano lì ancora più forti ed estremizzate, e quanto questo danneggi sia le persone che le società ed economie locali.

Ma per fortuna qualcosa sta iniziando a cambiare, passo dopo passo, anche e soprattutto grazie a iniziative come quelle dell’IWCA o a giornate di sensibilizzazione come quella della Giornata Mondiale del Caffè 2018.

Non può ancora bastare: servono un impegno deciso e costante e una partecipazione sempre maggiore da parte degli attori coinvolti: lavoratori, produttori, politici e organizzazioni internazionali. Anche ogni consumatore, tuttavia, può dare il suo contributo.

Una miscela di caffè, se mi concedete un facile paragone, è simile a una donna: complessa, variegata, forte ma delicata, dalle mille sfaccettature. Ma, soprattutto, ogni miscela racchiude e racconta il lavoro (spesso duro e sottopagato) di molte, moltissime donne.

Rispettare il caffè, dunque, sia nella scelta che nel consumo, è in qualche modo rispettare tutte le donne che vi hanno messo mano e fatica.

Ogni tazzina può e dev’essere sia un omaggio al mondo femminile che un impegno a un futuro più “rosa”.

Siete d’accordo anche voi? Vediamoci allora a Milano il 1 Ottobre prossimo, per celebrare in modo itinerante, tutti insieme, questa importante giornata! Nel frattempo vi lascio con alcune fotografie, da me scattate, di donne forti, orgogliose e sorridenti, simbolo e speranza per un futuro migliore.

Ilaria Danesi

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